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Medico Veterinario, PhD, Esperto in Laminite equina ed altre patologie del piede del cavallo

Il cavallo al Centro della mia Attenzione

Che cos’è il Corium?

Il Corium è il derma che produce l’unghia dello zoccolo. È la struttura più delicata, vascolarizzata ed innervata del robusto corpo del cavallo e visto che sta all’interno della scatola durissima cornea passa inosservato a chi non si dedica pienamente e completamente al piede. Tutti conosciamo l’adagio “NO FOOT NO HORSE” come doppia negazione, ma pochi come il sottoscritto hanno dedicato positivamente la vita al miglioramento e protezione dello strato germinativo dello Zoccolo, il Corium appunto per poter osare usare una doppia affermazione “BETTER CORIUM BETTER HORSE”. Una missione dedicata a risolvere il paradosso del lavoro dei veterinari e maniscalchi che lavorano su corpi e zoccoli robusti con conseguenze dirette su questo tessuto estremamente vulnerabile ed invisibile ad occhio nudo.
Nella mia attività professionale di medico e di docente ho compreso nel tempo che il Corium era il problema ed allo stesso tempo la soluzione della tanto nebulosa e discussa “Laminite”. Infatti, la pelle che produce il corno dello zoccolo o dell’unghia è facilmente visibile nell’uomo dato che l’unghia è trasparente, mentre nel cavallo l’unghia è spessa e pigmentata e quindi il Corium non si vede “in vivo” (cavallo vivente) ad occhio nudo, a meno che non si proceda a chirurgie ablative come nella foto oppure facendo una radiografia con liquido di contrasto radiografico, ossia la Venografia. Mi sono interessato e dedicato non solo a standardizzare questa metodologia di imaging, ma anche a svilupparla in modo da vedere le variazioni immediate ed a lungo termine del flusso ematico al Corium, che dipendono da venocompressione biomeccanica o da altri fattori influenti l’integrità della struttura dell’ingranaggio dermo-ungueale come enzimi litici o fattori tossici o batteri o funghi.

Come si vede il Corium? La Venografia

Come potete ben osservare da questi preparati anatomici non è cosa semplice vedere il Corium sulla semplice Radiografia.
Inoltre nelle dissezioni anatomiche in “ex vivo” (post mortem) si perdono le influenze biomeccaniche del peso del cavallo sul letto vascolare del Corium (venocompressione). A tal proposito ho osservato che è più facile ottenere una arterografia col cavallo in decubito (sdraiato) ed ottenere più facilmente una venografia col cavallo in stazione (in piedi).

Lo strumento diagnostico migliore per vedere il Corium nel piede del cavallo “in vivo” è la Venografia

Si esegue l’anestesia tronculare dei nervi palmare mediale e laterale, a livello dell’apice dei sesamoidi, con Lidocaina 2% per desensibilizzare il dito, si utilizzano 10 ml sottocute per ciascun sito di inoculo. Si procede quindi a sedare il cavallo con detomidina, si puliscono accuratamente gli zoccoli da ogni residuo e si posizionano sugli appositi podoblocchi. A questo punto si mette il bendaggio adesivo attorno al nodello, sul quale verrà fissato il tourniquet, che funge da laccio emostatico. Questo deve essere fissato ben stretto, per non incorrere in banali errori diagnostici legati alla “fuga” di liquido come ad esempio avviene mettendo il laccio emostatico  a metà cannone come descritto per la perfusione locale antibiotica.
Fissato il laccio emostatico si disinfetta la cute in corrispondenza della vena digitale palmare laterale o mediale con alcool, si cateterizza la vena con ago butterfly 21G e si lascia defluire il sangue fino al completo riempimento del tubicino, quindi si chiude lo stesso con il tappino con membrana perforabile.
Il tubicino a questo punto viene fissato allo stesso tensoplast utilizzato per fermare il laccio emostatico e si iniziano ad iniettare i 20-25-30cc di liquido di contrasto, facendo estrema attenzione a non rompere la vena, usando a questo fine una pressione molto leggera. Nel caso la vena cedesse si può utilizzare la contro laterale. Una volta iniettato tutto il liquido, si scattano le prime quattro radiografie in 30-40 secondi, per ottenere delle immagini ottimali, prima che il liquido di contrasto possa essere in parte assorbito dai tessuti circostanti i vasi sanguigni.

Le immagini da acquisire sono:

Non é affatto semplice invece interpretarne le immagini correlandole al livello di gravità e rischio e questo atto diagnostico deve essere riferito all’esperto dedicato unicamente al piede del cavallo.

Il venogramma è uno strumento diagnostico clinico indispensabile per osservare “in vivo” nel cavallo in stazione il letto vascolare del dito e la venocompressione meccanica dei plessi venoso della corona ed arterioso della suola, visto che lo zoccolo non è trasparente come l’unghia dell’uomo si rende necessario l’impiego della radiografia con liquido di contrasto.
Un monitoraggio regolare utilizzando questa tecnica di imaging aiuta a comprendere meglio la cronologia a volte criptica della patologia podale e consente una strategia terapeutica mirata. Inoltre, il venogramma ha un potenziale predittivo, e consente al medico veterinario di anticipare e trattare i danni tissutali prima che siano rilevabili mediante esame a raggi X senza contrasto.

Come cambia colore il Corium ?

La misurazione del flusso ematico al Corium è di singolare importanza nel dito del cavallo che essendo privo di muscoli presenta notevoli problematiche di ritorno sanguigno al cuore e ai plessi linfatici.
Il ricambio e aumento del flusso ematico apporta ovviamente più ossigeno per gli emidesmosomi e desmosomi, oltre alle sostanze nutritizie per le cellule cheratogene e cheratofore del Corium. Di conseguenza il Corium ben vascolarizzato prende un colorito più tendente al rosso brillante producendo più corno e di migliore qualità e densità; invece quello poco ossigenato tende al colorito blu-grigio-nero e produce tessuto corneo di scarsa qualità per proteggere il Corium stesso.
Dunque, ho dovuto sviluppare ed aggiornare la tecnica della venografia nel 2010 per osservare l’influenza del peso del cavallo nei 120 secondi a disposizione nell’esame venografico in stazione quadrupedale e tripodale, in modo da interpretare i bianchi  (radiopacità) e neri (radiotrasparenza) della radiografia con contrasto confrontandoli con i preparati anatomici in “ex vivo”.

Ciò mi ha permesso di correlare il colore bianco da venocompressione del nostro dito umano quando premiamo su una superficie ai bianchi e neri della Venografia.
Così come per l’uomo si può vedere la venocompressione ad occhio nudo, ho voluto creare un esperimento scientifico similare che mostrasse la venocompressione che non si può vedere ad occhio nudo nello zoccolo del cavallo in piedi, ma si può osservare grazie al confronto delle immagini venografiche prese in successione dopo qualche secondo o minuto del cosidetto “pompaggio”.

In venti anni d’esperienza, ho osservato  i cambiamenti delle venografie degli stessi cavalli dopo giorni, settimane, mesi ed anni. Ho quindi allenato la mia mente ed il mio occhio a confrontare quello che si vede ad occhio nudo nell’unghia umana con quello che non si vede nel dito del cavallo “in vivo” ed interpretare dalle immagini venografiche di controllo prese dopo qualche giorno, settimana, mese ed anno se il colore del Corium tende più al rosa-rosso (prognosi fausta) o al blu-grigio-nero (prognosi infausta) in modo da poter dare una prospettiva prognostica del mio paziente nel breve (3-7 gg), medio (1-4 mesi) e lungo termine (1 anno).

Lorenzo d'Arpe Medico Veterinario: esperto di laminite nel cavallo, navicolite e in tutte le patologie del piede del cavallo. Come evitare un cavallo zoppo curando l' unghia del cavallo

Raccogliere migliaia di immagini in vent’anni mi ha permesso di elaborare una flow chart inspirandomi al primo tentativo di Simon Curtis del 2008

  • nel 1992 usando modelli in vitro, Pollitt C.C. ha potuto mostrare il flusso retrogrado nelle arterie digitali quando il liquido di contrasto è iniettato nelle vene omonime.
  • nel 1993  Redden RF ha usato la Venografia come strumento diagnostico, inoltre nel 2001 ha standardizzato la tecnica venografica digitale che può essere utilizzata sul cavallo vivo in stazione.
  • nel 2007 A.Rucker ha descritto gli aspetti normali della venografia
  • nel 2010 D’Arpe ha modificato la tecnica
  • nel 2015 D’Arpe ha messo a punto la flow chart e differenziato la Coriumite dalla Coriumosi

La Teoria dei 5 Cuori

2009

Teorie sulla pompa idraulica del piede equino

Ancora oggi la teoria più divulgata sulla pompa del piede equino viene fatta risalire ai tempi di Aristotele e più recentemente documentata dal Delpérier (1838), Bouley (1851), Bossi (1928) e Mensa (1965). Gli autori francesi hanno esposto l’azione delle cartilagini ungueali e gli Italiani hanno ritenuto opportuno paragonare il piede ad un cuore succenturiato. In questa vecchia teoria si ipotizzava che alla pressione sulla forchetta e cuscinetto digitale nella fase di carico si allargassero le cartigini alari provocando l’elaterio dello zoccolo (dilatazione elastica della scatola cornea). Nel 2009 ho contraddetto questa vecchia teoria esponendo all’università di Lione la formulazione della teoria dei “5 Cuori”. Per rispetto degli illustri autori precedenti ho ritenuto opportuno mantenere il concetto del cuore-piede, ma dalle osservazioni delle venografie sul Podoblocco D’Arpe-Moreau (questo podoblocco può flesso-estendere il dito del cavallo anche in fase di carico in stazione tripodale) e dopo numerose dissezioni anatomiche, ho concluso che l’elaterio dello zoccolo ed apertura e chiusura delle cartilagini ungueali era dovuto più alla flesso-estensione dell’osso della seconda falange piuttosto che al cuscinetto digitale fibroso.

In seguito ho potuto fare altri esperimenti sulla flesso-estensione del dito “in vivo” sotto carico e scarico anche con tecnologie di imaging notevolmente più avanzate. Lo studio sulla Pressione Venosa Periferica condotto tra il 2010 e il 2013 e soprattutto la misurazione del flusso Venoso del dito con Eco-Color Doppler nel 2014 mi hanno chiarito come lo zoccolo agisca da ammortizzatore idraulico piuttosto che da pompa. Infatti anche nell’uomo la pompa del piede sul ritorno venoso e linfatico è esercitata dalla muscolatura dell’arto, addome, torace e cuore piuttosto che dal piede stesso. Dunque, le cartilagini ungueali piuttosto che improbabilmente allargare lo zoccolo corneo funzionano più semplicemente da valvole di sicurezza assicurando la direzione del flusso artero-venoso ed impedendo il reflusso arterioso nella fase di carico. Ho quindi esposto questa nuova teoria sempre all’università di Lione nell’ottobre 2014 contraddicendo la mia stessa teoria precedente. Per rispetto ad autori come Pollit che ha dimostrato che il piede del cavallo in stazione consuma la stessa energia del cervello equino e nello zoccolo c’è lo stesso volume di sangue del cranio, ho ritenuto dunque opportuno chiamare quest’ultima la “teoria dei 5 Cervelli”. In questa teoria attribusco la funzione di pompa vascolare e linfatica del piede alla muscolatura dell’avambraccio, spalla, coscia, torace e cuore; mentre il piede del cavallo agisce prevalentemente da ammortizzatore  piuttosto che da pompa idraulica.

Piede cavallo e unghia cavallo: Lorenzo d'Arpe Medico Veterinario è esperto di laminite nel cavallo, navicolite e in tutte le patologie del piede del cavallo. Come evitare un cavallo zoppo

La Teoria dei 5 Cervelli

2014

Cosa cambia questa nuova teoria nel mondo del Cavallo?

La nuova “teoria dei 5 Cervelli” comporta che per pompare sangue al piede e favorirne il ritorno venoso e linfatico non si deve più far camminare cavalli con gravi patologie podali; ma è molto meglio provocare delle piccole contrazioni controllate della muscolatura degli arti in box grazie ai cosidetti effetti “automassaggianti”, dove il piede viene posizionato su delle superfici convesse che creano una leggera instabilità, più precisamente in corrispondenza del CPS (Centro di Pressione Statico, D. Leveillard 2005) in modo da evitare bracci di leva sotto al Corium. Quindi si deve evitare di far camminare i cavalli con “Laminite” fuori dal box su terreni duri perché si rischia di aggravarne la condizione patologica traumatizzando meccanicamente l’ingranaggio dermo-ungueale ed il Corium. Inoltre è meglio evitare di mettere la forchetta in contatto diretto col suolo duro, perché si rischia solo di aumentare i traumi al Corium ed infiammare il piede provocando ematomi della suola con conseguente osteolisi della terza falange fino al foro vascolare.

Grazie alle prime osservazioni cliniche di Redden ho potuto in effetti constatatare che gli “effetti automassaggianti” provocano delle microcontrazioni muscolari o fascicolazioni dell’avambraccio e della spalla, senza bisogno di far muovere (spostare nello spazio) il cavallo dentro o fuori dal box.

Inoltre ho osservato con gli esperimenti sulla misurazione del flusso ematico con PVP (Pressione Venosa Periferica) e Eco-Color Doppler che le micro contrazioni muscolari favoriscono il pompaggio ematico e svuotamento veno-linfatico del piede favorendo ed incrementando il ricircolo sanguigno del piede e di tutto il dito, arto, spalla, coscia, addome e torace. Infatti spesso i cavalli con edema da stasi dei posteriori detto volgarmente “rigonfiamento” o “ingorgo” dei posteriori utilizzando gli effetti automassaggianti la notte non necessitano più delle fascie da riposo durante il giorno.

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